Nata nel 2013, con la dichiarata missione di avvicinare il mondo della solidarietà di Salerno a quello più ampio e articolato della vicina Napoli; ispirata agli obiettivi del cinema internazionale promosso dal Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, la rassegna “I Giovedì del Cinema dei Diritti Umani” di Salerno, organizzata dall’Associazione “Cinema e Diritti”, è arrivata quest’anno all’undicesima edizione, in uno scenario nazionale ed europeo travagliato da conflitti e rigurgiti di fascismo, nazionalismo e intolleranza che ripropongono le crisi della Guerra Fredda del secolo scorso che speravamo ormai sopite. Come sempre, il periodo è quello primaverile, in controfase con il Festival partenopeo di cui riassume le conclusioni dell’edizione precedente e annuncia i fermenti dell’edizione prossima. In questi anni, il carattere “locale” della rassegna è stato ampiamente dilatato dalla varietà dei temi trattati, quasi tutti inerenti i Diritti Universali e, in questo senso, potremmo parlare di una rassegna “glocale” che, sulla scia dei fenomeni migratori, prova a raccontare i cambiamenti e le crisi attraverso il filtro dell’uguaglianza, della Pace e della Cooperazione internazionale, descrivendo le violazioni dei Diritti Umani e le resistenze di popoli lontani, analizzando le scelte asfittiche dei nazionalismi emergenti e lo stallo delle nostre diplomazie. L’edizione di quest’anno, intitolato “Cutro, Gaza, Kiev – l’Italia e l’Europa tra migrazioni e guerre” mette l’accento sui limiti delle politiche europee, espressi dai regolamenti di accoglienza dei migranti recentemente approvati e il posizionamento nei riguardi dei conflitti militari di Ucraina e Palestina.
Le modalità di approccio ai temi trattati ne “I Giovedì” sono le stesse del Festival napoletano e cioè si dà precedenza alla presenza di testimoni e, soltanto dopo, spazio agli opinionisti ed esperti. Nelle tre serate di incontri, proiezioni e dibattiti avvenuti in maggio, sono sfilati dapprima le immagini della strage di Cutro, un delitto di Stato, com’è stata definito, con l’autorevole commento dell’avvocato Domenico Oliverio di Crotone che ha vissuto le ore successive al naufragio aiutando la gente del luogo a recuperare le salme degli annegati e confortando i familiari delle vittime, ma anche assumendo la tutela di due ragazzi sopravvissuti. Al centro della discussione ci sono stati il decreto emanato dal Governo italiano in quelle ore (decreto “Cutro”) per reagire agli sbarchi sempre più frequenti sulle coste calabresi, un decreto che ha “punito” i naufraghi e i migranti clandestini, infliggendo pene spropositate ai presunti scafisti e riducendo ancora di più i margini per la “protezione speciale” offerta dal diritto d’asilo, e il ridimensionamento della legge 47/2017 (“legge Zampa”) che interviene a difesa dei diritti dei minori stranieri non accompagnati. Queste due decisioni del Governo Italiano sono state oggetto della riflessione svolta dall’avv. Simona Scocozza che ha spiegato gli obiettivi e le ricadute di questi provvedimenti operati nel corso del 2023. A completamento delle riflessioni svolte in sala, è stato fondamentale ascoltare il parere espresso in diretta, attraverso un collegamento, dalla senatrice Sandra Zampa, prima firmataria della legge che porta il suo nome, che ha descritto le gravi limitazioni imposte dai nuovi decreti firmati dal Ministro Piantedosi alla protezione dei minori che arrivano dal mare. In particolare sia Oliverio che Zampa hanno sottolineato le violazioni alla Carta dei Diritti dell’Infanzia indotte da queste nuove leggi. Non da meno è stato il contributo, nell’appuntamento del 23 maggio, offerto dal giurista dell’ASGI Gianfranco Schiavone per approfondire il senso dei regolamenti europei, di recente approvazione, sull’accoglienza dei migranti. Il parere di Schiavone, suffragato dal dossier “Chiusi dentro.
I campi di Confinamento nell’Europa del XXI secolo” edito da Altreconomia, è stato espresso agli studenti della Cattedra Jean Monnet dell’Università di Salerno e poi, in serata, al pubblico cittadino, per ribadire l’ostinazione dei governi europei nel ricacciare le ondate di migranti provenienti dall’Asia e dall’Africa attraverso tecniche di respingimento non sempre legittime, che si avvalgono dei tempi lunghissimi di esame delle domande di protezione e di asilo e quindi di una palese illegalità che tramuta in detenzione l’attesa dei pareri istituzionali. L’unico imperativo che pare emergere da queste nuove norme europee è quello di sfibrare i migranti che chiedono asilo attraverso una lunghissima detenzione o attraverso l’attesa senza fine di autorizzazioni che non arriveranno mai. L’altra caratteristica emersa da questa analisi è la esternalizzazione dei “centri di confinamento” ovvero delle prigioni in cui vengono rinchiusi i migranti intercettati nelle fasi di attraversamento dei confini europei. Centri di confinamento stanno nascendo ai confini d’Europa, mentre proliferano gli accordi con Paesi palesemente deficitari del rispetto dei Diritti Umani che hanno il solo obiettivo di frenare all’origine questi flussi. E’ il caso della Libia, della Turchia e della Tunisia a cui vengono destinate budget altissimi per frenare in ogni modo i flussi migratori. Le conclusioni del dossier illustrato da Schiavone disegnano un Continente chiuso in se stesso che non è più il luogo dell’uguaglianza e dell’Umanità, ma ha lasciato il posto all’obbedienza alle lobby di potere intercontinentali e ai blocchi militari.
L’ultima serata, in programma nel mese di giugno, verrà dedicata all’incontro con una giornalista di prima linea, inviata speciale di RaiNews in zona di guerra, Raffaella Cosentino, e ci permetterà di rivedere le immagini della guerra di Ucraina e il racconto delle retrovie israeliane dove la gente è in aperto dissenso con le scelte del governo di Nethanyau; scoprendo la resistenza della società civile ucraina ai rapimenti dei minori trasferiti in Russia e la ricerca affannosa del dialogo con il popolo Palestinese attraverso le piccole scuole di Pace israeliane e la resistenza civile dei gruppi ebraici contrari al reclutamento militare. La rassegna si concluderà con una raccolta di fondi a favore di Shashat, una ong di donne palestinesi che collabora con il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli dal 2014 e che ha visto tutte le sue sedi e attrezzature distrutte dai bombardamenti successivi al 7 ottobre. E’ utile ricordare che nella scorsa edizione de “i Giovedi” l’ospite principale fu Tanja Hatsura Yavorska, donna bielorussa, direttrice del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Minsk, sfuggita alle carceri del dittatore Levtuscenko e ora combattente in Ucraina contro Putin. La sua testimonianza fu un ulteriore contributo alla conoscenza dei fatti osservati da un’angolazione inconsueta. La possibilità di ascoltare questo genere di testimonianze offre al pubblico salernitano l’opportunità di entrare in contatto con resistenze umane e realtà lontane che possono cambiare il nostro livello di coscienza sui fenomeni di attualità. Nonostante l’ indifferenza dei media locali, la scarsa diffusione degli eventi collegati ai “Giovedi” e la cronica difficoltà di reperire luoghi dove ospitare gli incontri e le proiezioni, l’auspicio è che questo genere di manifestazioni di natura politica possa uscire dal silenzio e raggiungere il grosso pubblico cittadino, per costruire una diversa consapevolezza, diffusa e civica, dei cambiamenti sociali che caratterizzano questo scorcio di secolo, consegnando al Cinema documentario un ruolo di sensibilizzazione più avanzato di quello svolto dalla stampa e dalla televisione.