In un bell’episodio di Law & Order, il serial americano che va in onda da più di venti anni, un personaggio è così convinto di essere il figlio di John Kennedy, da arrivare all’omicidio. Per incastrarlo, in cambio di una confessione, la procura si dice disposta a fargli un esame del dna. Ma un misterioso portavoce informa che “The family” si oppone. La puntata somiglia a questa vicenda dei video di Fanpage e del coinvolgimento di padre e figli in varie situazioni di cui questa ultima appare la più grave. Fermo restando il solito auspicio che la magistratura faccia il suo corso, appare evidente che sia più facile gestirsi per un uomo solo al comando che non per un’intera famiglia, la quale, per quanto coesa, avendo tre teste e non una soltanto, può incappare in errori, se non addirittura in reati. Per quanto obbedienti, per quanto ligi ai diktat paterni, per quanto consapevoli che la carriera tracciata dal padre sia la migliore possibile, i due figli del governatore della Campania sono comunque due persone distinte la cui manipolazione e manovrabilità (dai tratti militare e stalinista), comporta necessariamente degli inciampi. Se il giornalista Santelli si è divertito sull’argomento, suggerendo di salvare almeno le pari opportunità, essendo solo i maschi della famiglia a correre per la politica e giammai la moglie o qualche compagna; in ogni caso due teste non è sempre meglio che una. Uno si è fatto impallinare nella vicenda Ifil, una storia di rimborsi spese pagate dalla società in fallimento per dei viaggi a Lussembrgo; e sul punto la difesa di Renzi per il fratello candidato è apparsa alquanto risibile (“ma Piero non c’entra”); il secondo riceve nel suo ufficio ex camorristi e discute di appalti nel settore rifiuti senza che ve ne sia alcuna ragione, se non quella di essere il figlio del Governatore della Campania. Come giustamente si sono chiesti in molti, a che titolo? Vincenzo padre sembra aver dimenticato in questa occasione il passaggio del Vangelo secondo Matteo, nel quale Gesù dice: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. Mentre ha preso alla lettera il passaggio successivo: “E quando vi consegneranno nelle loro mani,non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”. Infatti è il padre che corre a difendere un figlio adulto, per giunta assessore, mentre il ragazzo tace e fugge dai giornalisti. E’ evidente che in questo caso qualcosa è andato storto e dopo tanti silenzi e indugi e prudenze sui De Luca, pare si sia finalmente incrinata la corazza dell’acquiescenza, costruita in anni e anni di connivenze, complicità, convenienze e protezionismi vari al Moloch salernitano. Gli attacchi arrivano da più parti, dal M5S che finora faceva uno scialbo teatrino di opposizione alla Regione, dalla sinistra di Leu, finanche da autorevoli voci interne allo stesso PD forse perché con questa storia di famiglia la situazione è andata oltre come un troppo che stroppia. Tre De Luca sono troppi, hanno sentenziato Cacciari e Bindi. The family appare allora come una parabola non tanto nobile di un Cronos che divora i suoi figli e non li mette come un buon padre sulla retta via ma li coinvolge in traffici ambigui (che si configurino o meno come reati) come quei padri padroni di una volta. Il comportamento silente di due giovani adulti che avrebbero tutti i mezzi e la possibilità di affrancarsi da cotanto padre; l’assoluta mancanza di una presa di distanza netta dai traffici sui rifiuti in una regione dove ne sono successe di ogni, cede alla misera scelta delle facili conquiste su strade già spianate, senza misurarsi con alcunché della vita. Decisamente non proprio un buon esempio per le giovani generazioni italiane: un familismo mimetizzato tra le corti europee che puzza di vecchio come un tugurio di Cinico tv. Dove gli autori Ciprì e Maresco, mostrando la desolazione e il degrado di una vecchia Sicilia,avevano in mente di suscitare disgusto ed è la stessa sensazione che suscita la coraggiosa inchiesta di Fanpage, la repulsione verso un sud che si ostina a non voler scomparire. The family nemmeno nelle più stucchevoli fiction della Rai, esiste più.