Sarno, il fiume perduto

È dal 1973 che si parla di disinquinamento del fiume Sarno. Il Progetto Speciale, approvato dal Ministero dei lavori pubblici il 13 ottobre 1975, si prefiggeva di costruire una serie di depuratori comprensoriali che doveva consentire il recupero ambientale dei bacini che sfociavano nel Golfo di Napoli. Vennero stanziati circa 14 miliardi di lire per un lavoro che doveva durare 3 anni e mezzo, ma alla data del 25 agosto 1992, quando il Consiglio dei Ministri dichiara il bacino del fiume Sarno area ad elevato rischio di crisi ambientale, nessuno degli impianti previsti è in funzione, nemmeno completati. È da quegli anni che le responsabilità vengono rimbalzate da un ente all’altro, senza determinare mai un’azione definitiva e completa. Il fiume Sarno nasce in zona Foce e continua limpido attraversando la città (vedi fig. 1, 2, 3). È solo quando incontra i suoi affluenti che si trasforma in un ammasso d’acqua malsano e pericoloso. Sono, in particolar modo, le acque della Solofrana e della Cavaiola ad essere sotto accusa, ree di trasformare il Sarno e tutto il suo bacino in una bomba biologica. La Solofrana arriva nei territori dell’Agro nocerino sarnese carica di cromo e tetracloroetilene, che la colorano di rosso , e a Nocera Inferiore incontra la Cavaiola, dando vita ad un unico torrente. Se l’inquinamento chimico può essere attribuito agli scarichi delle famose concerie di Solofra, l’inquinamento biologico è strettamente correlato alla mancanza di una rete fognaria, mai completata, con il conseguente scarico diretto dei reflui domestici ed industriali nel fiume, che spesso scorre vicino ad abitazioni e terreni agricoli. Quest’estate la Cavaiola è stata oggetto di attente analisi e verifiche. A causa della scarsità di piogge dell’estate 2017, la Cavaiola, che lungo la Strada Statale 18 scorre scoperta costeggiando la strada, all’altezza di Nocera Superiore è andata in secca. La scoperta piuttosto preoccupante è ritrovare il fiume, poche centinaia di metri più a valle, uscire a pieno regime dopo un tratto di fiume tombato. Le domande dei curiosi non si sono fatte attendere: da dove trova nuova fonte la Cavaiola se è in secca? La risposta purtroppo è abbastanza evidente. Case e fabbriche scaricano direttamente nel letto del fiume, senza passare dal depuratore e, visto che il fiume è in secca, il flusso di acque scure che vediamo scorrere a Nocera Inferiore lungo il letto della Cavaiola non sono altro che scarichi, e intere colonne fecali, che scorrono a cielo aperto lambendo balconi, strade e scuole. Alle spalle del Liceo Classico “G. B. Vico”, le due bombe ecologiche si incontrano (vedi immagine a lato), dando vita ad un balzello che nebulizza nell’aria circostante potenti agenti tossici che possono raggiungere facilmente le vie respiratorie o arrivare alle falde acquifere inquinando i pozzi destinati all’agricoltura. Una luce allarmante l’accende lo studio effettuato dal Dipartimento di Medicina dell’Università di Salerno, “Environmental Pollution Effects on Reproductive Health, Clinical, Epidemiological Study in Southern Italy” (2012), volto a verificare la correlazione tra inquinamento e tumori. È emerso che vi è un collegamento epidemiologico tra l’inquinamento ambientale e la salute riproduttiva nella zona di Salerno. Nel comprensorio dell’Agro, negli ultimi anni, la mortalità per cancro è fortemente aumentata, raggiungendo livelli molto più alti rispetto alla media italiana e colpendo soprattutto donne incinte e bambini. Scenari così preoccupanti che gli studiosi hanno rinominato il territorio del bacino come il “Pentagono della morte”.  Nelle 23 città attraversate dal bacino fluviale sono sorti comitati e associazioni, organizzati nella Rete Difesa del fiume Sarno, e lo scorso 29 ottobre hanno manifestato, contemporaneamente nelle loro città, per chiedere un intervento immediato degli organi preposti . Ultimazione di collettori e fogne, messa a norma degli scarichi dei depuratori consortili, controllo degli scarichi illegali, azioni di bonifica e disinquinamento. Sono queste le principali richieste della Rete alla Regione Campania che arranca nelle risposte e mantiene in vita la GORI, incaricata, già da diversi anni, di completare l’impianto fognario. La società che gestisce le risorse idriche del bacino, però, non sembra avere in calendario il completamentodella rete fognaria, quanto piuttosto la riscossione delle cartelle pregresse, mentre i cittadini continuano a pagare servizi, quali depurazione, collettamento e impianto fognario, che di fatto non esistono.

Le responsabilità continuano a rimbalzare, dall’ARPAC alla Regione, dalla GORI alle singole amministrazioni. I cittadini continuano a manifestare e a morire, ma senza la necessaria volontà politica le nostre città continueranno ad essere attraversate dai torrenti killer, in una situazione che sfiora l’emergenza sanitaria.

Per approfondimenti sulle attività della Rete Difesa del fiume Sarno, segui il link https://www.facebook.com/groups/534707070038631/

 

 

Sofia Russo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *