“Quando scompare all’improvviso un amico si dice sempre che non ci si può credere, che qualcuno muoia è ancora vissuto come uno scandalo mentre senza la morte non ci sarebbe una vita o ci sarebbe una condanna ancora peggiore all’eternità”. Così ha esordito Oreste Scalzone alla serata di commemorazione per Toni Verità, regista scomparso nei giorni scorsi a Firenze. I suoi video, visibili in gran parte su Youtube, sono delle opere creative e originali, espressione di un tocco d’ autore che Verità metteva anche in una semplice sigla dei programmi che dirigeva per Rai e Mediaset. Troppo colto, troppo “difficile” per lavorare in una televisione sempre più commerciale, aveva comunque dedicato alla regia gran parte della sua vita, quasi dimenticando gli anni giovanili quando era stato un impegnato militante di Potere Operaio, uno dei gruppi politici più agguerriti del caldo ’68. E alcuni dei “compagni” di lotte di quel tempo, nonostante da anni fossero in gran parte dispersi, si sono sentiti in dovere di tornare a Firenze per rendere omaggio al regista, a casa della sua storica compagna, Stefania Sarsini. Ne è nata una serata molto particolare con Scalzone, Franco Piperno, Pancho Pardi, Giovanni Cossu, il libraio della storica libreria Marzocco di Firenze, Rino Melotti, Misetta Quaini, Mario Canale, e altri amici. Ed era inevitabile intrecciare ai ricordi dell’amico scomparso, le memorie di quell’epoca, mentre al telefono arrivavano i messaggi di Bifo e dello storico del cinema Paolo Bertetto. Alcuni portano ancora addosso i segni di quella storia, come Scalzone che si beccò un intero banco sulla schiena gettatogli dall’alto dai missini che avevano occupato la facoltà di Giurisprudenza e da questa storia parte infatti il suo ricordo, raccontata come una battaglia di qualche guerra lontana, con ironia e divertimento. Spuntano i volti di Almirante, l’assedio dei celerini, la furia dei fascisti e l’incoscienza più che il coraggio di giovani che si buttavano nello scontro senza pensarci più di tanto. Poi i fatti di Valle Giulia che si può considerare l’avvio della “maledetta primavera” del ’68, con gli scontri tra studenti di destra e di sinistra, la poesia di Pasolini a favore dei celerini proletari, Michele Placido tra i poliziotti, e le facoltà universitarie teatro di scontri epocali. Una vera e propria battaglia che lasciò sul campo feriti da una parte e dall’altra e avvertì che in molti facevano sul serio.
Pier Paolo Pasolini parlerà di “figli di papà prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati”, contro i poliziotti meridionali, “figli di poveri… ridotti senza più sorriso, senza più amicizia col mondo, separati”. Viene fuori nella serata, l’idea di un gruppo di giovani che si muovevano frenetici per l’Italia, riunendosi in case in varie città, sempre precarie e provvisorie, mantenendosi con lavoretti vari a Milano o a Torino,dove si recavano ai cancelli della Fiat, nella affannosa ricerca di incontri con la “Classe”, che era il titolo della loro prima rivista o, in una giornata di sole, sotto la Torre di Pisa. Piperno, fisico all’Università della Calabria e che oggi si occupa di astronomia , ha ricordato i maestri dal cui – buono o cattivo – insegnamento, nacque poi Potere Operaio: “Ci incontrammo sotto la Torre di Pisa, con il gruppo pisano che è stato l’antesignano del movimento, lì era nato il giornale “potere operaio”, diretto da Luciano Della Mea, c’erano Toni Negri, Adriano Sofri che poi fondò Lotta Continua”. Pot.Op, come veniva chiamato, segnò una generazione di militanti, incorsi in processi e pene, latitanze all’estero. Molti di loro sono riusciti ad integrarsi e diventare famosi giornalisti (Liguori, Ferrara, Santoro, Pace, Paolo Mieli), altri sono rimasti “latitanti” dello spirito, oggi testimoni di se stessi e di una storia in cui si trovarono invischiati in vicende oscure e terribili. A dare infatti cruda concretezza alle utopie, furono le indagini giudiziarie e punto di crisi e di svolta fu l’aprile del ’73 quando, nel corso di un attentato incendiario che doveva essere dimostrativo contro la casa di Mario Mattei, segretario della sezione del MSI nel quartiere romano di Primavalle, i due figli di Mattei morirono nell’incendio. Il Rogo di Primavalle segnò la crisi all’interno del gruppo che già si era scisso tra la linea più operaista e i tentativi di dar vita ad un vero e proprio partito (nel ’71, con segretario Toni Negri, contava 57 sezioni e 108 cellule); e una struttura paramilitare, nata per autodifesa, e capitanata da Valerio Morucci poi coinvolto nel rapimento di Aldo Moro. Oggi Scalzone prosegue in qualche modo l’impegno politico, e torna nelle sue parole quel “vizio” della cultura che ha segnato la “bella gioventù”: “A volte – continua Scalzone- l’elaborazione del lutto la si fa prima, quando l’altro è ancora in vita, come diceva la figlia di Camus, non c’è manoscritto più parlante di quello interrotto dalla morte. La prima reazione alla morte potrebbe essere una specie di urlo come il personaggio di Dersu Uzala che urla nella steppa (il film di Kurosawa ndr) , o anche che il nostro bisogno di consolazione è indissetabile”. ” si rievocano i tempi dei picchetti alla Mirafiori e qui spunta un “paesano di Parmenide” nostro conterraneo: “Verità era uno di quei compagni che avevano una sorta di “pollice verde” dell’agitatore e lì a Torino, ci fu un operaio, Alfonso Natella, , un “paesano di Parmenide” che stava in provincia di Salerno, quello di “Vogliamo tutto”, a cui Toni dette una grande manata sulle spalle dicendogli che non doveva mai dimenticare di guardarsi le spalle. Ci siamo ritrovati a Milano in via Solferino 9, in una di quelle case che diventavano porti di mare, allora non era ancora un quartiere elegante, era casa, sede, luogo di riunioni, con le letture, la curiosità, le musiche, gli ascolti, una famelicità nel conoscere e gli anni che passavano da una città all’altra con l’impatto col femminismo che creava psiocodrammi a catena, si creavano fili spinati in casa, poi c’erano le radio come Radio Alice, le riviste come Attraverso, in mezzo c’è il caso Moro e la nostra spasmodica ricerca di trovare una via di uscita che ci procurò ancora più guai di quanti già non ne avevamo”. Il flusso di parole continua e attraversa gli anni: “sono ricordi a pezzi, poi la vita è così affollata c’è un presente che irrompe e rapporti fortissimi che sbiadiscono, ma sbiadiscono solo nel quotidiano, perché quelli stretti anche dopo quaranta anni restano, come quando mi ha chiamato Sparagna che non sentivo da tempo per dirmi di questa morte”. Si arriva così al ’77: “C’erano varie strade che il movimento aveva preso, il ’77, gli indiani metropolitani, ma tra “noialtri cattivi” non c’era poi tutta questa differenza, era la stessa “consistenza antropologica” una indistinguibilità dell’esistenza fra diversi mondi ma insomma, al di là degli anatemi che ancora oggi compaiono sui social, effimeri e indelebili, c’era allora qualcosa di vivo”. L’intervento, presente anche su Youtube, si ferma qui. Ha scritto, tra le ultime cose, Toni Verità: “Ho raccontato qualcosa dei miei anni ribelli: ora è tempo di riprendere il viaggio. La destinazione è dove vanno le anatre di Central Park quando il lago ghiaccia. Non sono solo. Da qualche anno ho la sensazione di camminare con le persone cui voglio bene e che sono scomparse dalla mia vita. Questi uomini e queste donne restano dentro di me. Non le vedrò mai più, sono la quintessenza dell’assenza, eppure restano presenti”. Oggi Piperno, fisico e docente di struttura della materia, fa incontri sui suoi studi di astronomia, come il libro che ha scritto nel 2007, Lo spettacolo cosmico. Scrivere il cielo: lezioni di astronomia. Dell'”assalto al cielo”, qualcosa è rimasto.
Il 7 aprile 1979 vennero inquisiti a arrestati centinaia di militanti, secondo quello che allora venne chiamato “Il teorema Calogero”, il magistrato convinto che dietro al terrorismo vi fosse un’unica centrale organizzativa che univa i vari gruppi alle Brigate Rosse. Vengono arrestati Toni Negri e Emilio Vesce, e nella sede della rivista Metropolis, Scalzone. Piperno è già in Francia, dove verrà tratto in arresto qualche anno dopo. Scalzone è detenuto a Cuneo, poi a Palmi, quindi viene trasferito per problemi di salute a Roma, e ottiene la libertà provvisoria, nell’81 fugge a Parigi. Contumace, viene condannato a 16 anni di carcere, poi ridotti a nove nell’87. Nel 2007 i reati, sia per lui che per Piperno, sono stati prescritti.
Toni Verità (da My movies): Nel 1982 pubblica “Il Cinema Elettronico” con i contributi di Coppola, Antonioni, Godard e altri registi. Raccoglie nel volume “L’idea di partenza” gli scritti sul cinema di Wim Wenders che apparirà anche in “Milano non è l’America”, uno dei suoi primi videoclip realizzati per la rock band Timoria. Dopo aver collaborato con Vittorio Storaro e Gian Maria Volontè alla realizzazione del film Le Ombre inizia a lavorare come regista pubblicitario per Gucci, Moschino, Paciotti e realizza numerosi videoclip per i Litfiba, Timoria, Diaframma, Videa e altri gruppi rock emergenti. In televisione dirige per Rai e Mediaset oltre 300 tra documentari, reportage, speciali, sigle e programmi come Rock Targato Italia, Ars Electronica, Umbria Fiction, Umbria Jazz, All’opera con Lubrano, Concerto di Capodanno della Fenice di Venezia. Come sceneggiatore ha ideato la serie tv La Cavalcata sul Lago di Costanza, in collaborazione con lo scrittore tedesco Herbert Frank. Per il cinema, è stato consulente dello sceneggiatore Angelo Pasquini, ha curato il backstage dei fratelli Taviani per i film Fiorile e Affinità elettive. Ha diretto video su Giorgio Albertazzi e su top model e attrici tra le quali Isabella Rossellini, Carla Bruni, Isabelle Huppert, Sharon Stone, Naomi Campbell.