Il recente ricorso al TAR presentato dall’Associazione “Salute e Vita” è solo l’ultimo atto in ordine di tempo dell’annosa vicenda che riguarda le Fonderie Pisano. Si tratta di una storia lunga e dolorosa che si è dipanata nelle aule dei tribunali, nelle stanze del potere, nelle case della popolazione e per le strade, dove spesso, specie di recente, la popolazione è scesa a gridare la propria rabbia e la propria disperazione. È stato proprio grazie alla gente che l’attenzione su questo caso si è riaccesa e che la politica è stata costretta ad affrontare il problema. Ma la partecipazione della popolazione non è ancora sufficiente, così come l’impegno della politica e del sindacato è tutt’altro che concreto. E allora va ricordato ancora una volta che la proprietà Pisano ha lavorato in totale spregio della legge sia per quanto riguarda le norme ambientali che per la sicurezza dei lavoratori, così come testimoniato dai reati per cui ha patteggiato nei numerosi processi che l’hanno vista coinvolta. A titolo di esempio citiamo la sentenza N. 314/2015 del Tribunale di Salerno che sancisce il patteggiamento per la mancata osservanza di norme per la sicurezza dei lavoratori ed, “anche per via di un vetusto ed inadeguato sistema di captazione dei fumi di produzione” l’emissione di fumi contenenti polveri di natura cancerogena (“materiale particellare a base di piombo e cadmio, composti organici volatili (COV) contenenti, tra l’altro, monossido di carbonio, anidride carbonica, solventi aromatici, anidride solforosa”) provenienti dall’impianto dichiarato “assolutamente incompatibile con il contesto urbano nel quale è inserito“. E’ palese come all’interno della Fonderia non siano state osservate le norme poste a tutela dell’incolumità fisica di tutti i dipendenti dell’azienda. Un esempio concreto è rappresentato dalla mancanza per il passato del CPI (Certificato Prevenzione Incendi). Tale circostanza ha messo seriamente a repentaglio non soltanto la sicurezza dei lavoratori che prestano la loro opera all’interno della Fonderia, considerato che tale luogo di lavoro è intrinsecamente ad elevato rischio di incendio, ma anche la popolazione circostante dato il contesto urbano in cui lo stabilimento è inserito. Tale mancanza porta alla mente la triste vicenda degli operai della Thyssenkrupp: anche in quel caso mancava il CPI. E’ importante ricordare anche che nell’area interessata dalle emissioni della Fonderia, si riscontra un’incidenza anomala di tumori (alcuni definiti rari) e di malattie respiratorie. In particolare sono molto diffusi casi di patologie polmonari e di linfomi e leucemie nella popolazione, anche in soggetti dalla giovane età. E’ vero che si muore dappertutto, ma ormai è noto che “L’esposizione quotidiana all’inquinamento e in particolare a metalli pesanti, benzene, idrocarburi policromatici, diossine e particolato ultrafine determina uno stato di instabilità del nostro genoma e pone le premesse alle mutazioni che danno origine ai tumori” (Ernesto Burgio Comitato Scientifico ISDE). E’ vero che è difficile stabilire il nesso di causalità tra queste patologie e l’attività della Pisano, ma quello che è certo, perché sancito nelle aule di tribunale, è che la fonderia ha rilasciato nell’acqua, nel terreno e nell’aria senza autorizzazione, per tanti anni, molti agenti nocivi, come testimoniato ad esempio dalla sentenza N. 415/2007 del Tribunale di Salerno, in cui la proprietà Pisano ha patteggiato la pena per i seguenti reati: abbandono di rifiuti speciali pericolosi; scarico di acque industriali nel fiume Irno e senza essere in possesso dell’autorizzazione; superamento dei limiti soglia per piombo, rame e zinco; scarico sul suolo di acque meteoriche miste alle polveri derivanti dall’attività prodotta; realizzazione d’impianti produttori di fumi in atmosfera senza essere in possesso dell’autorizzazione prevista; emissioni di gas e polveri atti a molestare le persone presenti in zona. Ciò che più indigna leggendo queste sentenze e i documenti relativi alle attuali indagini in corso è che molte delle ipotesi di reato contestate attualmente dalla magistratura riguardano le stesse violazioni già riscontrate nei precedenti processi. Ciò testimonia la cattiva fede della proprietà Pisano che ha sempre lavorato nello spregio delle regole per massimizzare i profitti. Tutto questo è potuto accadere perché in passato non c’era la stessa attenzione alla questione ambientale e forse non erano del tutto note le conseguenze di queste condotte scellerate sulla salute della popolazione, ma almeno negli ultimi venti anni si può dire che la responsabilità sia stata in gran parte della politica che ha preferito ignorare il problema nascondendosi di volta in volta dietro a cavilli e false promesse. L’attuale Governatore della Campania, che è stato per vent’anni sindaco di Salerno, si guarda bene dall’incontrare le delegazioni dei Comitati e delle Associazioni, a cui dovrebbe rispondere della totale paralisi della Regione in merito al rilascio dell’AIA e della VIA, col risultato di consentire di far lavorare uno stabilimento senza alcuna autorizzazione, mentre fioccano le denunce e le segnalazioni della popolazione per le esalazioni nauseabonde della fonderia. La vicenda è lontana dal definirsi conclusa. Ad oggi sono in corso due indagini che hanno come oggetto le Fonderie Pisano. La prima riguarda la questione ambientale ed ha portato al sequestro dello stabilimento dal giugno al dicembre 2016. Nel decreto della Procura è espressamente scritto che l’impianto “è privo di valida autorizzazione in quanto quella esistente è illegittima, illecita e inefficace”; “non rispetta i limiti e le prescrizioni imposte dalla pur illegittima autorizzazione”; “è collocato nel centro urbano della città”; “è oramai del tutto incompatibile con l’area in cui si trova”. Il lungo documento contiene dati pesantissimi contro la condotta della proprietà e si conclude con la richiesta appunto di sequestro preventivo. L’impianto è stato poi riaperto grazie ad una sentenza del Tribunale del Riesame la cui decisione però è stata sonoramente annullata dalla Suprema Corte di Cassazione a Settembre di quest’anno. La seconda inchiesta riguarda la questione sanitaria, e parallelamente si sta svolgendo inoltre un’indagine epidemiologica in quanto la popolazione residente nell’area interessata dalle emissioni della Pisano è stata coinvolta nel progetto SPES (http://spes.campaniatrasparente.it/). Per un quadro più esaustivo della vicenda è possibile consultare il dossier redatto dall’Associazione ”Salute e Vita” disponibile al link:
https://www.dropbox.com/sh/h7ibgwkrz5ykin1/AABKmJExuEDDo_NrrFtDYl6ka?dl=0
Carla Cirillo, Lorenzo Forte
Comitato e Associazione Salute e Vita
Aggiornamenti: giovedì 21 dicembre 2017 il Comitato incontra a Napoli, nella sede della Regione Campania, il governatore per discutere in merito alla chiusura dell’impianto dopo l’ulteriore parere negativo alla Via e alla Vi (Valutazione impatto ambientale e Valutazione di Incidenza) dato dagli Uffici della stessa Regione Campania.