Per molti quaranta anni non sono passati invano. L’entusiasmo sfrenato dei giovani degli anni ’60 e ’70 per la cultura, per l’arte, per il cinema d’autore, con il passare del tempo sono diventati trame di accumuli preziosi, e le passioni, ben strutturate, possono diventare memoria, storia, ricerca, assemblando repertori straordinari di linguaggi. E’ quanto si trova negli Archivi Mario Franco, una raccolta di materiali cinematografici su quaranta anni di onorata carriera di cinefilo e ora raccolti nella Fondazione Morra. Nei locali del magnifico Palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano, già sede dell’ampia collezione Morra composta da oltre duemila opere, ha trovato casa anche questa notevole raccolta di materiali cinematografici, una Biblioteca-Mediateca con libri, cataloghi, fim in pellicola, in DVD, in formati analogici e digitali, dischi e CD. La collezione è il frutto di un’attività che risale agli anni ’60 quando Mario Franco apriva alcuni dei primi cinema d’essai napoletani, come il NO, un ex garage sulla salita Cariati nei Quartieri Spagnoli. Il “NO” stava per Nuovo Operativo e richiamava Herbert Marcuse, maestro e ispiratore del ’68. Gli Archivi presentano anche il risultato delle collaborazioni con le importanti gallerie d’arte della città come quella di Lucio Amelio, da cui provengono filmati sui grandi artisti passati per Napoli, come Beuys, Warhol, Nitsch, Shimamoto, Acconci, Kaprow. “I criteri della raccolta, dice Mario Franco, non sono quelli canonici e tradizionali, danno luogo ad una collezione passionale, ricca di impreviste articolazioni senza criteri scientifici di selezione o pretese di esaustività”. Oltre ai libri di Storia e Critica cinematografica, gli archivi presentano molta saggistica sulla comunicazione mediale e sociologica, e attraversano filosofia, psicoanalisi, teatro, fotografia, classici della letteratura italiana e straniera, in particolare quelle opere poi portate sul grande schermo. Altra sezione è la Musica con saggi storico-critici o materiali sonori in CD, DVD e Vinile, che passano dal Rinascimento fino alla musica del XX secolo, dalla dodecafonia a Ligeti, Webern, Varese, Glass, all’ opera completa di John Cage. Nucleo centrale dell’ Archivio, la vasta collezione di film in DVD, in Beta e in 16mm, che dalle origini del cinema arriva alla produzione più recente, con un panorama di generi, autori e tendenze che ne hanno determinato la gloriosa storia. Quindi documentari sperimentali, dalle avanguardie tedesche, francesi e russe degli anni ’20 del XX secolo fino alle sperimentazioni dell’underground americano ed alle realizzazioni digitali contemporanee. Nella collezione una particolare attenzione per le origini del cinema a Napoli e per le sperimentazioni artistiche degli anni Settanta. Sono, continua Franco, ” metafore della memoria, dispositivi processuali e partecipativi, strumenti strategici di testimonianza di una pratica del sapere in grado di aprire inedite possibilità di comprensione rispetto al consueto e codificato sapere storicistico ufficiale. Le testimonianze su molta presenza artistica a Napoli, in interviste filmate, in registrazioni audio e in reperti fotografici, consentono una lettura altra della storia cittadina, colmando le omissioni su tutto quello che è stato occultato o distrutto”. Il patrimonio dell’archivio sarà uno strumento utile per i giovani, per corsi di formazione, per studenti Erasmus, per studiosi e ricercatori e per facilitarne l’uso è a disposizione una piccola sala cinematografica nella quale si presentano rassegne storico-tematiche, una sala per quaranta spettatori nella quale poter vedere, o rivedere, una selezione dei film dell’Archivio. “Sogni, incubi, deliri” è stata la prima rassegna che si è aperta durante la Giornata del Contemporaneo in ottobre e ha presentato produzioni di Maya Derain, regista ucraino-statunitense e “Inland Empire” di David Lynch. Altri appuntamenti con Luis Buñuel, o vecchi pezzi storici come Dziga Vertov e Germaine Dulac. “Dopo aver dedicato al “no” di Marcuse, afferma Franco, il primo cineclub napoletano in pieno clima di anni di piombo, ci fu la cineteca “Altro”, ispirata alla controinformazione che conquistò cinquemila soci; la rassegna su Weimar ebbe talmente tanti spettatori che fummo costretti a proiettare per la strada a Port’Alba. Questo progetto attirò addirittura a Napoli il cineasta underground viennese Peter Kubelka, per il quale ripetemmo le proiezioni a Capodimonte. Proiettavamo anche nell’antro della Sibilla, che aveva un’acustica straordinaria. Altri tempo, quando il cinema era uno strumento potente della grande contestazione di quegli anni”. Tra le chicche dell’Archivio, libri introvabili, copioni inediti di sceneggiature, campionari di stoffe per costumi e memorabilia come la cravatta del bellissimo Tancredi del “Gattopardo”, interpretato da Alain Delon. L’Archivio, conclude Franco, è “Il senso del doppio passaggio del tempo: quello dell’immagine in movimento e quello delle lancette dell’orologio”.