A Salerno abbiamo un problema, le Luci di artista. Pare che i limoni messi su dai francesi della Blachere Illumination non piacciano anche se ora che sono stati accesi – con il rituale corteo di sindaci e appassionati – sono piaciuti un po’ di più. Certo, è mancato il governatore e questo ha lasciato l’amaro – o meglio il limone – in bocca ai tanti che si volevano fare un selfie sotto al Nettuno, ma era impegnato altrove e se ne è fatto a meno. Quando i limoni erano ancora spenti, è stato chiamato a dare un parere anche il maitre à penser Vittorio Sgarbi, il quale ha detto, bontà sua, che le ghirlande di limoni ricordano il Rinascimento. Sgarbi, che qui a Salerno sotto la “regia” di De Luca, fa costose regie liriche, ha sempre una parola buona per la città. Ma a nulla è valso l’autorevole parere, i limoni, come il presepe di “Natale in Casa Cupiello”, non sono passati. Né ha fatto breccia il richiamo a Goethe e al Grand Tour, quando lo scrittore, nel romanzo “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister” fa pronunciare alla piccola Mignon: “Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni? Brillano tra le foglie cupe le arance d’oro, Una brezza lieve dal cielo azzurro spira, Il mirto è immobile, alto è l’alloro! Lo conosci tu? Laggiù! Laggiù! O amato mio, con te vorrei andare!”. Niente, manco Goethe è servito a far digerire gli agrumi amalfitani, oggetto sui social di un tripudio di commenti negativi e di inviti acidi, mangiatevi ‘o limone, spremuti come limoni e via di seguito. Peccato che a nessuno venga in mente che i “limoni” della Blachere quest’anno hanno preso il posto delle Carrozze di Cenerentola, degli orridi draghi, della ridicola Signorina primavera che ha svolazzato qualche anno fa alla Rotonda, della miriade di animali della villa comunale di tutte le fogge e razze, delle renne, slitte e pinguini che facevano di Salerno un’assurda Lapponia del sud e di tutto quel pacchianissimo assemblaggio di luci che fin dal primo anno hanno sempre mirato alla quantità più alla qualità. Esattamente come il tipo di turismo che richiamano. E gli artisti che pure ogni anno ci sono, sia pure in numero esiguo, sono sommersi sotto il mare di luci industriali.Invece le luci della ditta francese, che ha al suo attivo l’illuminazione della Tour Eiffel degli Champs Élysées e molti altri progetti internazionali, sembrano di gran lunga migliori delle forniture targate Iren e di ditte del napoletano; con un tema, il mito, il mare e la costiera, sviluppato in maniera più sobria, alcune sono delicate e piacevoli e sopratutto evitano quella invasione cafona degli anni scorsi. Ma dietro le luci e la loro valutazione estetica che assorbe così tanto l’attenzione dei salernitani, si nascondono meno luminose pratiche visto che l’affidamento di quest’anno alla Blachere è avvenuto a seguito di un ricorso contro l’affidamento alquanto incauto alla Iren; la quale Iren è socia del Comune di Salerno nella Salerno Energia Vendite di cui è divenuta nel 2016 la maggiore azionista della società che ora si chiama infatti Seviren. Quindi se proprio si deve parlare di un mangiatore di limoni questo è il solito De Luca che quest’anno non ha potuto controllare l’appalto ora pagato dalla Regione e nemmeno fare il direttore artistico delle Luci. Del resto solo dal 2016 si è provveduto ad emettere un bando, mentre per anni l’affidamento alla Iren, società torinese che finanzia a Torino le “vere Luci di artista“, opere luminose firmate da artisti internazionali, è avvenuta in maniera discrezionale. Ma c’è ancora un’altra vicenda a proposito della Iren rimasta oscura che riguarda la cessione delle quote a titolo gratuito, vicenda già sollevata dai consiglieri comunali Lambiase e Celano, quest’ultimo anche chiedendo l’intervento dell’Autorità anticorruzione di Cantone. L’atto di fusione sottoscritto nel 2016, ha visto il capitale sociale di Salerno Energia Vendite S.p.A. detenuto per il 36,8% da GEA Commerciale S.p.A. già Iren Mercato, passare al 50 %, lasciando a Salerno Energia Holding il 48,8% e alla Gestione Servizi Comunali 1,2%. In altre parole Salerno Energia Vendite è passata alla Iren senza alcuna evidenza pubblica e con l’unica contropartita di un aumento dell’utenza. Perchè mai il Comune di Salerno sia stato così generoso con la multiutility torinese, non si è ben compreso (ennesima cessione di beni municipali). Così, mentre prosegue la disputa estetica, nessuno fa caso che, a differenza di tutte le città italiane, la manifestazione va avanti da 12 anni a carico della pubblica amministrazione con cifre almeno di tre milioni di euro annuali se non superiori, senza uno straccio di sponsor, senza che i commercianti che sono i maggiori beneficiari dell’evento vi partecipino con uno spreco di denaro pubblico notevole, uno sberleffo ai tanti problemi della città, un pernacchio sonoro ai tanti fessi che pagano le tasse locali, questi sì spremuti come limoni. A gran parte dei salernitani la noiosa vicenda del contenzioso Iren/Blachere, l’ancora più tediosa questione dei costi, la noiosissima cessione gratuita della municipalizzata, interessano meno di un qualsiasi delfino del lungomare o dell’acquario del Nettuno. Una intera città, nella quale gli eventi culturali seri sono stati asfaltati a favore dell’unico grande evento, vive nella favola della “royal family“, che al posto di William e Kate vede i più prosaici Vincenzo padre e figli, una città femminuccia che sogna il principe azzurro che la rapisce sul carro luminoso, che poi questo principe abbia più l’aspetto dell’orco cattivo di una favola di Basile, pazienza. L’importante è ‘o limone illuminato, come a dire che si guarda il limone e non la luna.