Salerno, un’estate da nababbi

L’estate sta finendo e il conto è salato. Quella della nostra provincia è sempre più un’estate da nababbi. Forse non ve ne siete accorti, forse frequentate altri lidi ma da queste parti, se vi volete fare un bagno dovete essere almeno Leonardo diCaprio. Se siete uno sfigato qualunque, organizzatevi con un mutuo ventennale. Fino a qualche anno fa, ai tempi della lira, con diecimila lire si poteva mangiare un piatto di alici fritte nei localini alla Praia, sotto Praiano, ora scordatevelo, un pranzo, sempre che troviate posto, può costarvi un centone. Lì, una volta, ti potevi permettere addirittura una notte da Alfonso a mare, dormivi praticamente sull’acqua e la mattina ti svegliavano i pescatori con le barche. Sempre da quelle parti al Lido Paradeis, scritto proprio così, ti abboffavi di gnocchi alla sorrentina con quattro soldi. Sopra a Conca dei marini, si poteva finanche affittare una casa per un mese, magari dividendola con gli amici e poi scendere giù per un bagno e una mangiata alla Tonnarella.  Se stavi in vena, con pochi spiccioli ti catapultavi giù sulla seicento decapottabile del Lido Capo di Conca che si affaccia sulla torre saracena, dove il bagno in un’acqua turchese non ha nulla da invidiare alla Grotta azzurra di  Capri. Al Convento Santarosa già decadente in mano a Pierluigi, ultimo rampollo della famiglia Caterina, con le piante che salivano fino al soffitto, i giardini incolti, i frigoriferi pieni di formiche, se eri simpatico al proprietario, in una cella potevi dormire placido  come un frate cappuccino e al mattino ti affacciavi dalla vecchia terrazza sopra l’infinito. Oggi una notte al Santarosa  su Trivago la puoi trovare a fine stagione a “soli” 1650 euro, lo stesso prezzo del Covo dei saraceni, ma non a ferragosto dove le tariffe minori stanno tra gli ottocento e i cinquecento;  alla Villa Treville quella che era di Zeffirelli e dove è stato avvistato Richard Gere con la nuova moglie si può arrivare a tredicimila a notte. Sulla costiera mangi e ami, ma soprattutto preghi se non sei Julia Roberts e non hai un panfilo ancorato al largo. Non parliamo degli anni ’60 quando  si andava scalzi all’Africana, il mitico night club sotto la roccia, dove servivano camerieri leopardati; oggi il night si chiama Africanafamousclub e presenta show terrificanti di Drag queen, bourlesque e tarantelle (veramente  erano terrificanti anche allora). Parliamo di una decina di anni fa quando la costiera amalfitana era già una vacanza per ricchi con i suoi luoghi riservati e snob come Ravello e alberghi fantastici ma era anche accessibile a tutte le tasche mentre oggi puoi andarci solo a a novembre sperando in un’estate di San Martino. Se la “divina” vanta almeno una lunga tradizione di turismo ed anche il piccolo alberghetto ha mattonelle vietresi e un balconcino vista mare; se si può sempre scegliere la deliziosa e più economica Minori dove si trova un’ ospitalità gradevole e un po’ retrò; il guaio è che l’ inclinazione nababbesca sta contagiando anche il Cilento che si è affacciato al turismo da pochi anni, ha in gran parte strutture inadeguate, spesso a gestione familiare, con servizi da pensione Mariuccia del sud  che hanno adeguato alla modernità solo i prezzi. L’alberghetto di Ogliastro marina che ha un bella “location” sul mare ma mobili di plastica e  tv ancorate al soffitto, costa oggi 200 euro a notte. A Montecorice trovi offerte in agosto che salgono fino ad ottocento euro per una doppia con bagno e anche gli agriturismi si sono adeguati. Complice una domanda massiccia, si pubblicizzano case inesistenti per poveri truffati ma quelle vere, salvo rare eccezioni, sono una truffa lo stesso, arredate con mobilacci di fortuna, materassi inguardabili e mura scrostate si cedono a settimane, con costi che vanno dai 700 ai 1000.  La vacanza di un mese di una volta non esiste più, visto che può costare anche cinquemila euro, spesso esentasse. Anche su Airbnb, una stanza  in alta stagione sul mare, può costare molto cara, anche se ci vogliono 200 scalini per arrivarci come ad Atrani, o in paesi che stanno a dieci chilometri dal mare.  Alcune fascinose  ”country house”  a Paestum e dintorni possono avere prezzi fino a 300 euro a notte. L’EPT  che pure dovrebbe esprimere pareri sulla classificazione delle strutture turistiche, sta a guardare e consente che si possano pagare fino a 800 euro a notte per un albergo che a stento merita le 3 stelle. Quanto alle spiagge e ai lidi, siamo alla solita Italia privatizzata a favore dei furbi. Se si resta in città, spiagge demaniali concesse a basso costo generano profitti enormi, con file sempre più massicce di lettini e ombrelloni, dove si paga dieci, quindici euro a lettino, in sesta fila, azzeccato al vicino, una doccia a 50 centesimi, calda a 1 euro, un parcheggio come a Vietri, Cetara e Erchie, tra i 2 e i 3 euro l’ora, una caponata 8 euro, mezza minerale un euro, una giornata al mare per due persone può costare fino a 50 euro. Anche andare via mare è costoso, nel Cilento solo di sabato e domenica, in costiera è carissimo; oppure ci si può arrampicare sui bus della sita, viaggiare in piedi, cercare col lanternino un fazzoletto di spiaggia libera e sperare che al ritorno il pullman si fermi perché se è carico, resti a terra. Certo si può sempre andare nelle spiagge libere della litoranea, senza piscina e mare sporco, o sdraiarsi sulla sabbia dietro il muro della Baia oppure fare un tuffo a Santa Teresa, sotto quella meraviglia che è il Crescent. Ci sono pure le docce ed è aggratis, che vogliono di più i salernitani? C’è una sola cosa da fare in questa estate da nababbi: restare a casa e con i soldi risparmiati acquistare un pinguino, vero,  che ci terrà freschi e farà anche compagnia. Sicuramente costa di meno.

Luciana Libero

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