Il senso di un Museo è il suo silenzio. La visita a passi felpati, la ferma contemplazione di un capolavoro, le stanze attraversate con muto rispetto, sono i principi educativi, la ragione stessa di una esposizione museale. Il Museo è il luogo dove si racchiude il nostro passato, dove si onora la testimonianza dei nostri antenati o la creatività degli artisti nei secoli, è il posto della conservazione e della memoria.Per questo anche nelle visite di giovanissime scolaresche, vige il perentorio insegnamento della compostezza. E’ tale carattere deferente che ne ha fatto un luogo di culto nella letteratura e nel cinema, ambiente ovattato dove nascono inquietanti amori, maturano esoterici delitti, o si compiono efferati misfatti come ci insegnano alcuni grandi maestri del cinema, da Hitchcock a Woody Allen. E anche in un film più svagato come il divertente “Una notte al museo”, è solo quando si chiudono i battenti che i personaggi si risvegliano e rivivono epopee esilaranti. Tutto questo per dire che da qualche anno il Museo Provinciale di Salerno è diventato un asilo infantile. Uno di quegli asili infantili da cui tenersi a debita distanza, perché in esso non c’è una scuola, ma feste sfrenate di compleanno, campus estivi, eventi vari destinati in gran parte alle scuole dell’infanzia che hanno in poco tempo trasformato uno dei siti più importanti di Salerno in un kinderheim con schiamazzi, urla e girotondi che invadono mattina e pomeriggio la bellissima via S. Benedetto. Una strada dal fascino particolare, ricca di antiche testimonianze religiose e architettoniche che con l’omonimo complesso longobardo, la Chiesa di San Michele e la piccola S. Apollonia, rappresenta un unicum di grande valore di cui è culmine la struttura museale. Il sito infatti, oltre ad essere un esempio di valore architettonico, firmato dall’ architetto Ezio De Felice alla fine degli anni Cinquanta e vincitore del Premio Italia come migliore realizzazione museale, racchiude importanti testimonianze archeologiche, reperti di epoca romana e provenienti dal sito etrusco-campano sannita di Fratte, fino alla celebre testa di Apollo che ne è diventata l’immagine simbolo.In tutto questo patrimonio, vige invece una sola parola, festeggiare al museo! Come possiamo leggere sul sito. E’ giusto che i bambini vengano portati nei musei e si avvicinino alla storia e alla archeologia ma in visite guidate non per feste a briglia sciolta dove è difficile che imparino qualcosa. Appaltata la gestione degli eventi dalla Provincia da vari anni all’associazione Fonderie Culturali, che ne gestisce anche la biglietteria e le varie iniziative, questi ultimi hanno pensato bene di rivolgersi alle scuole, le quali con modica cifra e certo per la gioia dei genitori, hanno trovato un luogo per lo spasso dei bambini, utile soprattutto dopo la chiusura estive. Le feste hanno una durata di due ore con giochi educativi e percorsi mirati che in gran parte si risolvono in raduni a briglia sciolta: “i ragazzi possono vivere il lato più “social” del Museo, visite guidate, happy hour, concerti e proiezione di film, un cocktail cult di storia, arte e musica”. Il problema è che un museo non è un “coktail cult” ma un luogo di cultura dove anche una politica di gestione aperta al pubblico deve comunque tener conto di alcune regole di base; se invece il Museo diventa una ludoteca, è difficile conservare il suo carattere culturale che dovrebbe ospitare eventi mirati che tengano conto dell’alto valore dei suoi reperti. Una delle poche più pertinenti iniziative è stata lo scorso anno “Salerno e il suo Museo” organizzata dalla Fondazione Ezio De Felice e dal Dipartimento Archittetura del Mibac sull’opera di De Felice; o ancora “Lost. L’Arte ritrovata”, mostra sulle opere d’arte perdute e ritrovate. Rari eventi mentre si assiste ad un proliferare di proposte dedicate a mostre di arte e fotografia contemporanea, tutte iniziative meritorie ma che nulla hanno a che vedere con il Museo e che rischiano invece di ridurlo a mero sito di intrattenimento.