2018/ La scomparsa del Sud

Questa è la prima campagna elettorale nella storia politica del dopoguerra in cui il Sud è totalmente ignorato dai programmi dai principali partiti o movimenti in competizione. Ed è la prima campagna elettorale in cui una forza politica programmaticamente antimeridionale, come la Lega di Salvini, viene a cercare i voti anche al Sud. Ed è la prima campagna elettorale in cui nei collegi uninominali, dove c’è il confronto tra diversi candidati, il Pd o gli esponenti della sinistra italiana rischiano di non prendere neanche un seggio (diversa la situazione nella quota proporzionale). Cioè la sinistra italiana (e tutto il centrosinistra) non è minimamente competitiva al di sotto del Volturno. In sintesi, questa è la prima campagna elettorale dal secondo dopoguerra dove è scomparsa qualsiasi attenzione alle disparità territoriali, anzi dove viene considerato normale (e, dunque, non influente) il differente sviluppo tra due parti della stessa nazione. C’è dunque in questa fase storica della vita politica del Paese una totale indifferenza per le condizioni del Sud. Si potrebbe quasi dire che il centrodestra sui programmi ha già vinto: ha imposto i temi della campagna elettorale sulle tasse e sugli immigrati costringendo gli altri (compreso il Pd) a inseguirlo. E’ indubbio, infatti, che se il tema principale della campagna elettoralesono le tasse ( e l’immigrazione) non c’è minimamente spazio per la questione meridionale. In ogni sistema politico e in ogni parte del mondo, quando si ritiene che per stimolare gli investimenti sia necessario ridurre la tassazione sui redditi di impresa, è chiaro che non si dà nessuna importanza al ruolo di stimolo dello Stato all’economia, cosa invece necessaria laddove di esso c’è più bisogno. Anzi, chi pone centralità al tema delle tasse, fa il tifo per uno “Stato minimo”. Per questa concezione dell’economia più lo Stato si allarga, più aumentano le tasse; più lo Stato si restringe nei suoi compiti e nei servizi offerti, meno tasse sono necessarie. Un privato che ottiene un cospicuo risparmio fiscale (secondo questa ipotesi) è di per sé stimolato ad investire il risparmio ottenuto nel migliorare la sua impresa o a cercare in altri settori economici migliori opportunità di profitti. Ammesso che questa ipotesi sia verosimile, quale imprenditore investirebbe i risparmi ottenuti nel Sud ? Qualsiasi privato che investe si aspetta una redditività a breve o nel medio periodo che il Sud in questa fase non potrebbe consentirgli. Quindi investirebbe il risparmio dove è più sicuro di avere un ritorno, cioè nei territori già ricchi di reddito. Il risparmio, come è noto, va dove già c’è la ricchezza. In definitiva, ogni politica pubblica che si basa su investimenti privatistimolati dalla riduzione delle tasse ha come obiettivo quello di rafforzare l’economia nelle parti più sviluppate. Dunque, il taglio delle tasse  e lo sviluppo del Sud sono due proposte assolutamente contrapposte e inconciliabili. Ed è evidente che un piano di grandi investimenti pubblici, unico programma in grado di rilanciare sul serio l’economia meridionale, presuppone risorse pubbliche ingenti. E dove si prendono queste risorse se si abbassano le tasse e non c’è nessuna proposta concreta di un recupero della vastissima evasione edelusione fiscale? Insomma, quando in una campagna elettorale i temi di confronto sono legati alla riduzione delle tasse non c’è nessuno spazio per quelle questioni che presuppongono un ruolo centrale dello Stato  per stimolare il mercato e che si finanziano con le tasse e non con la loro riduzione. In questa campagna elettorale non c’è una contrapposizione tra statalisti e liberisti, ma tra liberisti di destra e liberisti di sinistra, con qualche difficoltà a decifrarne le differenze in economia, mentre più marcate sono le distanze in tema di diritti e di immigrazione. Il centrosinistra non intende identificarsi con nessuna questione di ingiustizia territoriale, con nessuna questione di ingiustizia sociale; è quella attuale una sinistra dei diritti civili, delle riforme istituzionali ma non più della lotta alle ingiustizie territoriali, generazionali, o di altro tipo. Per questo è una sinistra ameridionale, mentre il centrodestra è nei fatti antimeridionale perché propugna i privati come unici motori dello sviluppo, che niente possono dire al Sud in questo momento della sua storia. Ciò che distingue gli schieramenti politici italiani è la sottile differenza tra l’ostilità verso i meridionali, il disinteresse verso la loro condizione o l’insignificanza dei loro problemi.

Nelle foto: Terremoto e abusivismo a Ischia; La stazione abbandonata di Lagonegro; gli incendi sul Vesuvio; Emiliano al Gay Pride di Bari; De Luca e Alfieri, sindaco di Agropoli e candidato alle elezioni in Campania.

 

Isaia Sales

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